Marco Milia L’OTTAVO GIORNO

Installazione nella Sala Ottagonale del Liceo Gentileschi, Carrara

 

Black line di Marco Milia  2012

 

 

 

L’OTTAVO GIORNO di Marco Milia l Installazione nella Sala del Liceo Gentileschi, Carrara

 

A cura di Luciano Massari Testo critico di Carlotta Monteverde

 

Dal 4 luglio al 13 settembre 2015 l Da giovedì a domenica 19.00-23.30

 

Inaugurazione: sabato 4 luglio ore 19.00 l Conferenza stampa con preview: sabato 4 luglio ore 12.15 presso Chiesa della Madonna delle Lacrime, Via Carriona, Carrara

invito »

 

Sala Ottagonale Liceo Gentileschi Via Verdi, Carrara

 

 

 

Prodotto e organizzato Comune Carrara  

Con il Patrocinio di Patrocinio Regione Toscana  

Nell’ambito di Carrara Marble Weeks 2015 Comunicato Stampa » Programma completo »

 

 

 

• L’Evento su Facebook »

• La Pagina Facebook »

 

Contengono entrambi la rassegna stampa e le immagini dell’inaugurazione e dell’opera

 

• La videointervista di Fabrizio Lucarini a Nunzio e Marco Milia »

 

 

 

Dal 4 luglio al 13 settembre 2015 il Comune di Carrara produce e organizza una serie di eventi artistici e di spettacolo che animeranno le strade della città. L’inaugurazione si svolgerà il 4 luglio dalle ore 18.30 con partenza dalla Chiesa delle Lacrime e toccherà il centro storico, in cui sono allestisti atelier nei fondi sfitti che il Comune di Carrara ha messo a disposizione di artisti e designer, per giungere all’ Aula magna dell’Ex-Convitto Vittorino da Feltre (oggi Liceo Artistico) in Via Verdi.

 

Le iniziative sono inserite all’interno di Carrara Marble Weeks 2015 , con il patrocinio della Regione Toscana, e fanno parte di una programmazione artistica che il Comune di Carrara ha intrapreso dal 2013 con l’intento di rivitalizzare il tessuto urbano e sociale, attraverso manifestazioni volte ad esercitare il richiamo di un pubblico amante della cultura, dell’arte e, più in generale, di forme di socialità e aggregazione qualitative.

 

Anche quest’anno le mostre principali sono state affidate alle cure del professor Luciano Massari che ha confermato la formula, già sperimentata, di affiancare un artista storicizzato ad un artista in via d’affermazione. Agli artisti individuati per l’attuale stagione espositiva, Nunzio e Marco Milia, sono stati proposti due luoghi significativi del tessuto urbano, posizionati sulle principali direttrici viarie culturali della città, la Chiesa delle Lacrime e l’Aula Magna dell’ex Convitto Vittorino da Feltre, chiedendo a entrambi un progetto di forte integrazione ambientale, che riesca ad interagire emozionalmente con i visitatori.

 

L’OTTAVO GIORNO di Marco Milia

Sala Ottagonale Liceo Gentileschi

 

Inaugura il 4 luglio 2015, a partire dalle 18.30, l’installazione di Marco Milia L’Ottavo giorno, collocata nell’Aula Magna dell’Ex-Convitto Vittorino da Feltre a Carrara. L’evento espositivo, a cura di Luciano Massari e con testo critico di Carlotta Monteverde, è prodotto e realizzato dal Comune di Carrara, con il patrocinio della Regione Toscana: per questa occasione l’artista realizzerà un intervento site-specific all’interno della suggestiva aula ottagonale dell’Ex-Convitto Vittorino da Feltre (oggi Liceo Artistico).

 

Marco Milia-L'Ottavo giorno

 

L’Ottavo giorno è un ottagono in policarbonato alveolare sospeso a mezz’aria che segue il perimetro dalla sala che lo accoglie, un’opera site-specific da attraversare e in cui entrare; una linea di confine che suddivide l’ambiente in un dentro ed un fuori, una barriera che nasconde e rende impermeabili l’uno all’altro i “due locali” facendone diventare i “confini” opachi ed indecifrabili. Tutto il lavoro è costruito su un incastro di spinte contrastanti: una direttrice ascensionale ed una orizzontale, una forza centripeta ed una centrifuga, che si attivano solo in base al posizionamento dello spettatore. E sulla sintesi di più figure geometriche, dal quadrato al cerchio, elementi investigati dall’artista nelle serie precedenti dedicate alle città e all’aria, che trovano la propria soluzione e continuità nel poligono che ne organizza la struttura.

 

Il numero 8, l’ottagono, rappresentano simboli e forme comuni a molte culture e religioni. Nella tradizione cinese a tanto ammontano i trigrammi dell’I Ching, come della stessa quantità sono i sentieri per giungere all’illuminazione nel buddismo. È ottagonale la figura di congiunzione tra il terreno (quadrato) e il divino (cupola, sfera) nelle architetture islamiche, presente anche in molti edifici cristiani, come i battisteri, dove allude a resurrezione ed eternità. L’Ottavo giorno è il nuovo giorno, in cui tutto ricomincia, il perpetuo ciclo delle cose si spezza per azzerarsi; è l’infinito, se lo si guarda rovesciato. Per Marco Milia è un campo energetico di forze, raffigura l’inesplorato e la necessità di mettersi sulle sue tracce alla ricerca di prospettive inattese. Chiudersi nel “recinto” della “costruzione”, fatta con polimero traslucido e riempita di polvere nera fino ad altezza occhi, significa – se si vuole – perdere qualsiasi riferimento spaziale esterno (nonostante l’opera duplichi la forma della stanza e tra le lastre vi siano dei centimetri liberi) e immergersi in un canale in grado di mettere in comunicazione basso e alto, suolo ed elementi atmosferici, piedi, dunque potenza fisica, e volontà immaginativa. Corpo chiuso con l’aperto. Per descrivere le due condizioni, d’altronde, Milia sfrutta materiali a lui congeniali, il policarbonato – con cui ha portato avanti tutta la ricerca sulla trascendenza del cerchio, sull’ossigeno e sui fenomeni climatici – e la sabbia – delle sue città invisibili, dell’utopia, della realtà specchiata e duplicata. Trasparenza e pesantezza, giungendo ad una sintesi lampante, alla consueta rigorosa semplificazione formale fatta di accenni e giocata sui contrasti di toni, riverberi o superfici.

 

Ma ci sono altri dentro e fuori, paralleli, che lavorano su un asse trasversale ed interessano il rapporto tra l’opera e lo spazio che la ospita, il ripetersi, sdoppiarsi delle forme, mettendo in crisi e frustrando la capacità di visione dello spettatore, sempre di fronte ad una immagine parziale e mai totale dell’ambiente, dal momento in cui il luogo privilegiato di osservazione è dall’interno del lavoro stesso, attraverso le minute fessure tra le fasce o la mai completa trasparenza della plastica. Milia chiede a chi interviene di considerare la propria installazione non tanto un manufatto da contemplare dall’esterno ma il punto di vista da cui saggiare ed esplorare il complesso ottagonale, pregno di tutte le sue valenze pratiche e simboliche, con la scala che si apre su numerose porte vetrate, le statue in marmo, i pieni ed i vuoti, le pareti bianche percorse anch’esse da una fascia più scura lungo tutto il perimetro. Di pensare una nuova relazione con la realtà, per farne esperienza con modalità inconsuete. Di mettere in dubbio la presunta centralità della propria posizione.

 

Marco Milia è nato a Roma nel 1976. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, alla cattedra di scultura. La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno, con cui analizza la rappresentazione e percezione dello spazio attraverso interventi site-specific, ed include l’interazione del pubblico, chiamato a fare esperienza dei suoi lavori fisicamente, sensibilmente. Nel 2007 entra a far parte della collezione permanente del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti a Firenze nelle nuove sale espositive dedicate al gioiello d’artista contemporaneo. Vive e lavora a Roma. Tra le principali esposizioni cui ha partecipato: Biennale di scultura Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Padova (2015); “Crystal Time” Art Student’s League of New York, Vytlacil Artist in Residence (2014); “In aĕre in aquis”, Museo delle Case Romane del Celio, Roma, personale a cura Takeawaygallery (2013-14); “At what time? Early morning”, Scatolabianca (etc), Milano, personale a cura di Sonia Patrizia Catena; “Artefatto – moto urbis”, Museo Arte Contemporanea Revoltella, Trieste (2012); PremioBasi, Cava di Roselle, (GR), Site specific “Emotional Circles” (2011); “Urban Necessity”, Èstile gallery, Roma, mostra personale con testi di Valentina Bernabei.

 

 


Marco Milia, L'Ottavo giorno, esterno - foto Stefano Esposito

Marco Milia, L'Ottavo giorno - foto Stefano Esposito
Marco Milia, L'Ottavo giorno -foto Stefano Esposito