New Millennium Party e Ofelia non annega di Francesca Fini

 

Francesca Fini - Ofelia non annega - foto Paolo Torella

 

 

NEW MILLENNIUM PARTY
Musica Arte e Drink
Selezione musicale anni 2000 a cura di Takeawaygallery
Sabato 23 maggio ore 21.30 – 02.00

 

OFELIA NON ANNEGA Performance di Francesca Fini
Con la partecipazione di Inanna T
Sabato 23 maggio ore 22.30

 

Tevere Art Gallery
Via di Santa Passera 25, Roma
06 5561290 www.tevereartgallery.net

 

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PER APPROFONDIRE:

 

Guarda il video TYP-O#3 / Ofelia non annega 2015 »
 

Vai alla pagina con gli altri lavori della serie TYP-O Project »
 

Oppure consulta il sito
francescafini.com »

 

 

 

Si chiama “New Millennium Party” il terzo appuntamento in collaborazione tra TAG Tevere Art Gallery e Takeawaygallery, sabato 23 maggio dalle ore 21.30 negli spazi suggestivi in riva al Tevere in via di Santa Passera: la selezione musicale a cura della Takeawaygallery con brani degli ultimi quindici anni e la performance di Francesca Fini, Ofelia non annega, in prima assoluta per l’evento.
 
Nel lungo corridoio bianco dall’aspetto asettico,“ospedaliero”, della Tevere Art Gallery, Francesca Fini, con il contributo di Inanna T, mette in scena la quarta performance del ciclo TYP-O, incentrata sul tema della sconfitta, dell’eroismo, del riscatto. Con l’ausilio della macchina da scrivere “manomessa”, facendosi guidare dalle parole che fuoriescono dal magnetofono posto al suo fianco (un lungo testo scritto e recitato dall’artista stessa), Francesca Fini ribalta e ripara la sorte di tutti coloro che sono destinati a tragica fine, la donna in particolare, moderna Ofelia che vince le vessazioni cui è continuamente sottoposta da parte del potere maschile dominante, ma anche ogni minoranza oppressa, immaginandone un destino diverso attraverso le metafore dell’acqua, onda, amplesso, piacere soddisfatto/frustrato. «L’azione inizia con Inanna che mi preleva il sangue, davanti ad un tavolino dove riposa una vecchia Olivetti Lettera 32 degli anni ’60. Versiamo il sangue in un calice di vetro e ci inzuppiamo un lungo nastro di raso bianco. Poi sostituisco il nastro a quello originale della Olivetti, e comincio a scrivere. Inanna recupera i fogli scritti e li attacca a sottilissimi fili bianchi che pendono dal soffitto…» (Francesca Fini).
 
L’opera corre su un doppio binario di senso: l’aspetto visivo e sonoro; la narrazione coinvolgente, dolorosa, “calda” e la messa in scena meticolosa, controllata, “chirurgica”, contrastano, si contraddicono, creando un cortocircuito straniante, incontrandosi e completandosi solo nell’installazione finale, ossessiva, centinaia di fogli marchiati di rosso, il racconto duplicato nel colore della sofferenza, che coprono fino a cancellare interamente allo sguardo dello spettatore l’ambiente, la scena, le performer. Non è tra le azioni più semplici di Francesca Fini: sottile, insidiosa, ha una durata di 25 minuti al termine dei quali la registrazione vocale viene riavviata, così come i meticolosi gesti di trascrizione a macchina e il lento trasferimento dei fogli nello spazio. Per altre 2, 3, 5 volte, fino a saturare completamente il piano visivo.

 



Le foto della serata di Paolo Torella:

 


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