Gaetano Pesce, Us and Them, 2006 (part.)

GAETANO PESCE
One Chair
One Lamp
One Sofa

 

 

Info:

One Piece Art Gallery di Olimpia Orsini
presenta
In collaborazione con Takeawaygallery
Testo di Carlotta Monteverde
 
GAETANO PESCE One Chair, One Lamp, One Sofa
Dal 20 giugno al 30 luglio 2014
 
One Piece Art Gallery
Via Margutta 53B bis, Roma

Inaugura il 20 giugno presso la One Piece Art Gallery di Roma, in via Margutta, la mostra One Chair, One lamp, One Sofa, dinamica ricognizione su uno dei massimi architetti e designer contemporanei, Gaetano Pesce: al pubblico verrà presentata la collezione privata della gallerista, composta da una dozzina di pezzi appartenenti principalmente agli anni 2000, tra cui spiccano un esemplare della serie Us and Them (2006), La Smorfia (2005) ed il Tramonto a New York (1980). La rassegna realizzata con l’ausilio della Takeawaygallery, che apre in occasione dell’ampia retrospettiva al MAXXI – cui la proprietaria ha fornito il suo secondo Tramonto – è da leggersi innanzitutto come il personale omaggio all’artista da parte di Olimpia Orsini, a fronte di una collaborazione decennale e di un impegno costante nella diffusione delle opere dell’autore attraverso l’interior design e la carta stampata, ma si configura anche come opportunità di analisi del modus operandi dello stesso Pesce, del suo approccio non tanto al progetto o alla materia quanto allo spazio ed all’ambiente abitato. Un taglio diverso, dunque, che mette al centro della propria indagine il rapporto del progettista con il fruitore, i volumi e la creatività individuale, inseguendo i concetti di fluidità e continuo divenire tanto cari al maestro della sperimentazione italiana.
 
Ideare un edificio, un alloggio o semplicemente un oggetto per Gaetano Pesce sono frutto dello stesso principio: se nell’architettura i fattori di cui tener conto corrispondono allo spirito ed identità del luogo, il genius loci, anticipando di molti anni le tendenze glocal contro sia l’appiattimento internazionale propugnato dalla globalizzazione (ed il livellamento del movimento moderno) che la chiusura nazionalistica ed il particolarismo della contemporanea risposta local; nel concepire un appartamento, così come un manufatto, si parte ancora una volta dall’utilizzatore finale, sempre diverso per definizione, di cui l’abitazione riflette l’immagine […] diventa il suo ritratto (da un’intervista su famigliacristiana.it – 03/01/2011). Per un design così marcatamente orientato verso le esigenze del “consumatore”, le parole chiave divengono incoerenza, singolarità, unicità: ripetere per ben tre volte il numero One nel titolo della mostra significa insistere sul concetto fondamentale che muove la filosofia dell’architetto ligure, quanto il pensiero che risiede dietro la programmazione della One Piece Art Gallery, ovvero la “ricerca delle differenze, delle disuguaglianze, delle piccole verità nascoste” (da Il Rumore del Tempo).
Aver introdotto nella pratica industriale la regola del non-standard, del simile ma non equivalente è una rivoluzione nell’approccio alla produzione in serie, un atto di generosità verso i quotidiani tentativi di non omologazione. “Ritengo che è la morte a renderci uguali, e che essere vivi significa anche essere differenti, e, come ognuno di noi ha questo diritto, ritengo che gli oggetti stessi che ci circondano nel piccolo arco della nostra vita, devono poter godere di tale prerogativa” (Gaetano Pesce, 1982 in AA.VV Un’industria per il design). Gli espedienti utilizzati per non cedere alla ripetitività uniformante sono molteplici, sviluppati nel corso degli anni ed alternati a seconda delle necessità: la libertà dei materiali nel muoversi, fondersi, espandersi, conglomerarsi; minuti interventi manuali in grado di generare sensibili “personalizzazioni”; la partecipazione del destinatario nei processi di fabbricazione; l’assemblaggio casuale; l’emancipazione delle maestranze nell’esecuzione del pezzo. Strettamente legate al concetto di differenziazione, altre tematiche di cui Gaetano Pesce è stato ed è costante assertore: l’imperfezione, il malfatto, la sinestesia cioè l’esperienza polisensoriale, quindi individuale, l’imprevisto, l’errore.
Racconta Olimpia Orsini il primo incontro con il suo lavoro: “Ero a Venezia e cercavo qualcosa che mi desse la possibilità di donare forma alle emozioni attraverso dei metri quadri. Volevo mettere in scena il rapimento, cioè il momento in cui sono rapita da un’immagine. La sedia di Gaetano Pesce scovata in un negozio “impossibile” è stato l’inizio: ha puntato alla profondità segreta dell’anima, al suo erotismo – che ne è ingrediente essenziale e ne collega tutte le parti. Pesce parla di imperfezione e di un tempo che si rinnova quotidianamente, senza sussulti e con grande libertà”. Emozione, difetto, libertà, tempo soggettivo le riflessioni subitanee, cui bisogna aggiungere il colore, il coinvolgente figurativismo, l’innovazione della materia, la morbidezza delle forme, l’ironia, ma anche il messaggio provocatorio e politico, la soddisfazione estetica, il femminino come forma mentis.
 
La mostra narra questo repentino innamoramento; diviene “un contenitore di storie che non vogliono essere raccontate ma guardate, dove ognuno può trovare la propria. Dove indipendenza e suggestioni prendono il posto della sicurezza tanto cara alla società” (Olimpia Orsini); diventa il luogo della rappresentazione dell’immaginifico soggettivo e della riflessione su una progettazione “radicale”, devota ad una visionarietà liquida e nomade.
Si è già parlato della necessità, per Pesce, di differenziare la produzione in modo da venire incontro alle necessità individuali di ciascuno. Oltre alla poetica della variazione all’interno della stessa serie, un altro accorgimento di cui si serve è la diversificazione per scoordinamento, la medesima seguita per l’allestimento in galleria, cioè l’accostamento in un unico vano di prodotti provenienti da collezioni diverse: “tutti possibili componenti funzionali di un ambiente […], ma contemporaneamente dotati di un propria autonomia figurativa” (Carlo Martino, Gaetano Pesce Materia e differenza, 2007). Da sottolineare, sempre citando Martino, è la concezione del volume come discontinuo, non più un tutt’uno. “Lo spazio è caratterizzato dalla giustapposizione di frammenti e di parti che trovano nell’immaginario e nell’esperienza del fruitore relazioni originali e significative. La perdita di unità trasforma la casa in un vuoto attrezzato che lascia spazio alla creatività liberata”. Questa, oltre ad essere una prerogativa della teatralità (isolare l’oggetto), cui la disposizione degli arredi si ispira nelle forme e nei modi, è l’ennesima conferma di una poetica che negli anni ha messo sempre più di frequente al centro delle proprie esigenze l’altro e la naturale predisposizione umana alla creazione. È come se avesse fatto suo con maggiore convinzione l’assunto secondo cui ogni uomo è un artista. Concludo infine con l’ultima segnalazione, forse la più bella: “la creatività non è un privilegio ma una opportunità che appartiene a tutti, non è una condizione limitata e limitante poiché provocando la creatività la gente può esprimersi. Questi risultati per me ed il mio lavoro sono molto importanti e gratificanti” (G.P. su Area 119). La mostra presso la One Piece Art Gallery vuole mettere in scena la libertà inventrice stimolata dalle opere e dai pensieri di Gaetano Pesce.

 


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