Carrara e le Cave Michelangelo


 
LUGLIO 2014 di Carlotta Monteverde
 
Ci ha portato qui un progetto da sviluppare la prossima estate. Carrara rappresenta non solo la scenografia ideale, la location perfetta, con i suoi spazi non convenzionali ed i paesaggi lunari sulle pendici delle Alpi Apuane, ma è anche una città cui sia noi – in particolare Stefano Esposito (gallerista Takeawaygallery) – che l’artista – Alberto Timossi (laureatosi all’Accademia di Belle Arti di via Tacca ed originario della zona, il cui bisnonno possedeva una cava dismessa dopo la crisi del ‘29) – siamo legati da molti anni. Il progetto è di “bucare” una montagna, installare un enorme artefatto che sembri perforare l’anfiteatro roccioso.

Vi siamo giunti durante “Marble Weeks”, manifestazione che vede coinvolti strade, piazze, edifici e palazzi storici, tra mostre, conferenze e dibattiti con ospiti nazionali ed internazionali, studiosi, curatori, critici, artisti (per il programma completo marbleweeks2014). La città si è rivelata sotto un aspetto nuovo, vivace, intenso, dovuto non solo al susseguirsi di eventi e vernissage, ma ad una vera e propria rinascita che si sta concretizzando nell’aprirsi di spazi alternativi, nel trasferimento di attività culturali dal resto della provincia, negli accordi con altre realtà territoriali, nella ripresa di un interesse generale per la lavorazione del marmo in arte contemporanea, inaugurata ormai da qualche tempo grazie all’uso che ne hanno fatto artistar provenienti da tutto il mondo, che si sono affidate alle maestranze nostrane per produrre i propri lavori.

 

Carrara - panoramica

Carrara - Piazza alberica
 

Guidati dallo scultore Luciano Massari, direttore artistico degli Studi d’Arte connessi all’azienda proprietaria dell’attività estrattiva e nostro referente principale, la visita si è concentrata anzitutto sullo scouting nel bacino del Polvaccio, alle Cave Michelangelo di Franco Barattini, per individuare il luogo ideale in cui realizzare l’installazione. Il Commendatore, che ci ha accolto nel suo “regno surreale” in una assolata mattinata accecante, è attivo sul fronte dell’incentivazione dell’arte contemporanea ormai da molti anni: non solo creando gli Studi in cui dare vita a nuove opere e trasmettere l’antica sapienza della lavorazione del marmo di generazione in generazione, formando giovani artigiani o scultori provenienti da altri campi, ma contribuendo a vario titolo nella produzione di mostre, premi ed eventi, con vero e proprio mecenatismo, ed offrendo la propria cava come sede e location per lavori effimeri, presentazioni e performance.
Franco Barattini è proprietario di una società che esporta materiale lapideo in tutto il mondo, ma è lo statuario a prelevarsi in quest’area: l’attività estrattiva nel Ravaccione risale al I secolo a.C., documentata da fonti che ne testimoniano l’uso tanto per la Colonna Traiana che per gli Archi di Trionfo di Tito e di Settimo Severo. I Romani, una volta distaccati dalla roccia i blocchi, li portavano a valle attraverso la “lizzatura” e li trasportavano fino al porto di Luni per smerciarli nel Mediterraneo o condurli a Roma per edifici o sculture. Conclusosi nel V secolo lo sfruttamento delle cave, esso riprende nell’XI, ma è a partire dal Rinascimento che l’esercizio viene intensificato, giungendo fino ai nostri giorni per divenire una delle principali economie della regione. Michelangelo vi ha scelto i pezzi per la Pietà conservata in Vaticano e la statua di Giulio II; vi hanno attinto in tempi più recenti scultori come Canova… fino alle generazioni contemporanee, affascinate dalle possibilità espressive di questo materiale.
Una carrellata di immagini mostra quello che l’uomo, l’ingegno e l’industria hanno creato nei secoli: scenari suggestivi, unici, magnetici, frutto di sudore, sangue e fatica, che si sono però cristallizzati in opere eterne ed imprescindibili. Tutte le fotografie riprendono le Cave Michelangelo.

 
 bacino del Polvaccio

Cave Michelangelo

Cave Michelangelo

Cave Michelangelo

Cave Michelangelo

Cave Michelangelo

Polvaccio

Cave Michelangelo

Stefano Esposito Franco Barattini Luciano Massari Alberto Timossi

 
«La pietra, per la sua stessa natura, è stata usata sin dall’antichità come elemento, difficilmente deteriorabile, per trasmettere cultura: vi si trovano incise leggi, alfabeti, cronache e narrazioni. Tutti segni che hanno attraversato il tempo in modo indelebile […]. Il primo motivo di fascino del marmo è la sua “presenza” nei secoli. Ma il suo utilizzo nella scultura apporta un altro valore aggiunto: lo sguardo al passato che si riflette nel futuro arricchendolo anche delle nostre attuali creazioni artistiche». Le parole di Luciano Massari – tratte da un’intervista di Matteo Innocenti su Artribune (2011) – riassumono la storia di un’attrazione e di una necessità millenaria dell’uomo nei confronto del marmo. Passione però altalenante nella produzione più propriamente artistica a partire dalle Avanguardie Storiche e per tutto il ‘900. La volontà di sperimentazione, l’introduzione sul mercato di nuovi materiali, la predominanza del concetto sulla forma, l’accento posto sull’effimero, fino ad una vera e propria smaterializzazione che trova il suo culmine negli anni ’70, hanno portato all’esclusione di questa pietra nella maggior parte delle grandi occasioni culturali. L’inversione di tendenza si ha da fine anni ’70, nel recupero delle categorie distinte di pittura e scultura (Achille Bonito Oliva nella conferenza Il marmo tra arte e architettura) ma è ai nostri giorni che il marmo sembra tornare ad essere il materiale privilegiato con cui i grandi artisti devono, prima o poi, fare i conti.
La seconda sequenza di immagini che postiamo è un ritratto della vita negli Studi d’Arte Cave Michelangelo, fondati agli inizi del 2000, sempre di proprietà di Franco Barattini e diretti (già detto in precedenza) dal “nostro” Cicerone. Qui è dove le opere si realizzano, tra il rumore assordante di trapani, martelli, frullini e compressori. Qui è dove gli antichi artigiani hanno passato le proprie competenze alle generazione successiva, dove si è trasmesso un mestiere. È anche il luogo da cui ripartire per generare un interesse in grado di trainare l’economia del territorio, portandovi a lavorare, produrre, dibattere, o solo sbirciare il maggior numero di persone possibile. In quindici anni circa in questi Studi, a Carrara, sono stati coinvolti ed hanno realizzato le proprie opere i principali protagonisti dell’art system internazionale, con nomi del calibro di Maurizio Cattelan, Robert Morris, Jan Fabre, Sol LeWitt, Ilya e Emilia Kabakov, Sislej Xhafa, Rirkrit Tiravanija, Antony Gormley, Daniel Buren, Giuseppe Penone (tra gli altri), contribuendo a ridare vigore ad un campo ormai desueto e ad interpretare con nuova sensibilità una materia tanto difficile proprio per le implicazioni con la tradizione, ribaltando o rivisitando secondo una ricerca contemporanea la sua naturale vocazione alla sacralità, retorica, staticità.

 
Barattini Marmi

Barattini Marmi

Barattini Marmi

Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo
Studi d'Arte Cave Michelangelo
 
Studi d'Arte Cave Michelangelo
Studi d'Arte Cave Michelangelo
Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo - Maurizio Cattelan

Studi d'Arte Cave Michelangelo

Studi d'Arte Cave Michelangelo - Jan Fabre

Grazie a tutti i vecchi e nuovi amici che ci hanno accompagnato in questo viaggio: Alberto Timossi, Camillo Micheli, Luciano Massari, Franco Barattini, Monica Zanfini, Andrea Santarlasci e Laura Matteucci
 
Photo © Takeawaygallery

 


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