Roma brucia in Giovanni di Carpegna

di Vittorio Sgarbi

Giovanni di Carpegna vive la Bohème nelle case di famiglia: a Palazzo Massimo, nel castello di Carpegna. E non recita. La vive veramente. Ne ha l’abito mentale e anche la volontà di vivere del suo. Con l’arte. Così ha la sua visione allucinata di una Roma nella quale tutto è già accaduto, ma che è pur sempre lo spazio dove si agitano la sua vita e i suoi sogni. È una Roma in fiamme, un luogo di felicità e di tormento. Giovanni la vive come un animale nella foresta. Non è un cittadino ma un profugo. E, nel suo studio, la città arde. Quando la illustra con la pittura è un notturno infuocato.
Quando la descrive nelle incisioni, o in xilografia, o in litografia, la restituisce preziosa, ordinata. La Roma di Carpegna non è di pietra ma è un corpo vivente, organico. Pulsa, respira, ansima. In lei, Giovanni trasferisce la sua ansia, ma in lei trova anche consolazione. Propriamente, Carpegna è l’ultimo legittimo esponente della Scuola romana. In lui rivive lo spirito di Scipione, di Mafai, in una interpretazione di Roma senza concessione alla sua storia ma nella interpretazione della sua anima. È vivo, vero, autentico. E per questo è solo.

 

Galleria OPERA UNICA – via della Reginella 26, Roma
Dal 14 al 20 febbraio 2013
 
Fotografie: Carlo Maria Causati